Argentina ,
Martes, 30 de octubre de 2007
 
     
29·10·07 | Arte & Cultura

2008 Anno Internazionale delle Lingue: interviene la FEI

"Sulle lingue non commettiamo l`errore commesso sul cambiamento climatico" afferma la Federazione Esperantista Italiana, invocando "una discriminazione positiva a favore delle lingue piu` deboli"

MILANO.- "Accanto alla questione del cambiamento climatico un’altra questione, quella della scomparsa sempre più accelerata delle lingue e delle culture, viene ripetutamente posta all’attenzione del mondo da parte delle Nazioni Unite" afferma la FEI (Federazione Esperantista Italiana). Ha cominciato l’Unesco ed ora rafforza la posizione l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite stesse, che ha dichiarato il 2008 Anno internazionale delle lingue.
Sul problema lingue in estinzione, dunque, la FEI afferma: "Su questo tema allarmiamoci in tempo e non ripetiamo quello che è successo a proposito del cambiamento climatico".

"Quando l’umanità sarà restata con una lingua ed una cultura unica, questa cultura unica non avrebbe più possibilità di evolversi nel confronto con le altre culture e sarebbe destinata ad impoverirsi ed a rendere l’umanità piatta e senza stimoli". Per tutto ciò le Nazioni Unite sostengono il multilinguismo come mezzo per promuovere, proteggere e conservare nel mondo la diversità delle lingue e delle culture, e riconoscono che il vero multilinguismo favorisce l’unità nella diversità e la comprensione internazionale, e riconoscomo l’importanza della capacità di comunicare con i popoli del mondo nella loro lingua.
"Questa dichiarazione" continua la FEI, "ha raccolto pochissimi plausi da parte di coloro che credono di avere una lingua forte, l’inglese innanzitutto, ma anche il francese, lo spagnolo, ecc. I mezzi di comunicazione di massa dei Paesi economicamente più sviluppati l’hanno ignorata completamente". Sostenitori sono, ovviamente, tutti i Paesi del Terzo Mondo, le cui lingue rischiano di sparire già nel giro di alcuni decenni, e il movimento per la lingua internazionale esperanto, che saluta questa decisione, "perché da sempre si riconosce in quegli stessi valori. L’esperanto non è, come molti credono, un movimento per una lingua unica, ma è un movimento per proteggere tutte le lingue e tutte le culture. L’esperanto in quanto lingua neutrale per i rapporti internazionali è il miglior modo per tenere le altre lingue al riparo dai processi di erosione da parte delle lingue più forti".
In parole povere, continua la FEI, "l’esperanto non ha dietro di sé un esercito, una economia, una industria culturale, che cercano di sopraffare le altre e pertanto può essere usato per i rapporti internazionali senza rischi di effetti collaterali".

Il Consiglio Nazionale della Federazione Esperantista Italiana ha appena lanciato una campagna per far riconoscere l’esistenza di diritti linguistici dell’uomo come parte integrante dei diritti dell’uomo, di cui, peraltro, ricorre nel 2008 il 60esimo anniversario. In sostanza gli esperantisti cercano di far entrare nella cultura generale alcuni concetti basilari: i diritti linguistici fanno parte a pieno titolo dei diritti dell’uomo; la diversità delle lingue è una parte essenziale della diversità culturale; la comunicazione tra gli uomini resta una necessità essenziale per arrivare alla comprensione reciproca ed alla pace.

I diritti linguistici fondamentali possono essere riassunti nel diritto ad usare la propria lingua madre ed a ricevere un’educazione scolastica in quella stessa lingua. Inoltre fanno parte dei diritti dell’uomo la possibilità di capire e di essere capiti nei rapporti con persone di lingua madre diversa senza alcuna coercizione a parlare la lingua più forte. "L’uguaglianza dei diritti linguistici può essere raggiunta solo se tutte le lingue sono considerate uguali e se alcune lingue non vengono considerate più uguali" sottolineano dalla Federazione.

La comunicazione tra popoli e nazioni di lingua diversa è garanzia di ricchezza di influenze reciproche e di reciproco arricchimento culturale. "La comunicazione deve essere reciproca e non a senso unico, da nazione guida a nazione guidata. Proprio per questo più lingue e non una sola devono essere usate nei rapporti internazionali e tra comunità di lingue diverse".

E’ necessaria, inoltre, afferma la FEI, "una discriminazione positiva a favore delle lingue più deboli (come numero di parlanti o come forza economico-politica dei parlanti), affinché si eviti lo stravolgimento dell’ecologia linguistica con la scomparsa prima di alcuni campi di uso e poi della lingua stessa".
Questo, secondo FEI, si può ottenere solo con una politica linguistica accorta ed attenta ai problemi delle lingue più minacciate, compreso l’italiano, "e con l’uso per i rapporti internazionali di una lingua neutrale pianificata, come l’esperanto, o naturale come il latino, escludendo comunque ed in linea di principio lingue che siano allo stesso tempo lingue di una nazione, per evitare gli effetti di glottofagia, divoramento di altre lingue, drammaticamente presenti e denunciati già da tutti gli esperti e dalle Nazioni Unite".

Fonte: News ITALIA PRESS

 


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