Argentina ,
Miércoles, 24 de octubre de 2007
 
     
08·10·07 | Editorial

Immigrazione: problema o soluzione?. di Horacio Guillén (Argentina)

Il tre per cento della popolazione del mondo vi sta a girare cercando un luogo dove sistemare la sua vita. Ci sono paesi più o meno colpevoli di questa situazione e della cattiva ripartizione della ricchezza, ma ci sono alcuni che devono sopportare tutti gli inconvenienti senza avere profitti.

Risulta vero che grandi paesi sono stati fatti dagli emigrati, come gli Stati Uniti, l’Australia e l’Argentina, ma non è meno vero che l’epoca nella quale questi paesi hanno ricevuto agli emigrati era tutta un’altra.

Si può aggiungere che ci sono paesi che hanno una grande estensione territoriale e, per questo, ancora possono ricevere immigrati. Altri, come l’Italia, assistono all’invecchiare della loro popolazione senza riuscire a rimediare la situazione,  costretti dunque a accettare agli emigrati di una forma totalmente disorganizzata.

Nel tempo in cui i migranti arrivavano all’America o all’Australia, apportavano i loro lavoro e la sua cultura. Anche non sapendo parlare la lingua della terra scelta, e appena la propria, erano convinti di due cosa: che soltanto il lavoro poteva aiutarli e che con il lavoro erano capaci di procurarsi cibo e tetto.

Come già detto, oggi la situazione e totalmente diversa: gli emigrati in gran numero occupano case, fabbriche e luoghi pubblici invece di costruire la propria abitazione. Molti preferiscono lavare i vetri agli automobili alla fermata di un semaforo, quando non dedicarsi alle rapine, allo sfruttamento delle donne, o alla vendita di droghe. Tutta generalizzazione
è pericolosa, ma quando il fenomeno si ripete in numero importante non si può fare finta di non vederlo.  

I medi massicci di comunicazione, con la T.V. a testa, hanno prodotto un effetto negativo sugli emigrati, che arrivano oggi pensando in diventare ricchi e famosi in poco tempo, e il sudore della fronte non riesce a proporzionare tale livello di vita nel scarso tempo che nel quale vogliono raggiungere tale obiettivo.

Nell’anno 1992, con la sanzione della nuova legge sulla cittadinanza, si pensava che l’Italia otterrebbe l’immigrazione dei discendenti degli emigrati, con il profitto di una formazione paga dai paesi d’accoglienza, ma questo non accade. Fra tanto, nel Bel Paese non c’erano posti per questa gente. La crisi in America del Sud feci emigrate molti discendenti degli italiani partiti durante più di un secolo, ma pochi tornavano alla penisola. La maggioranza mostrava la preferenza per la Spagna, non soltanto per la lingua, in tanto l’italiano non è tanto difficile d’imparare, ma perché in questo paese lo sviluppo industriale era cominciato dopo il franchismo, epoca fino alla quale il paese era praticamente nel medioevo.

Fra tanto i giovani italiani laureati emigrano: uno studio segnala che sono tantissimi gli emigrati che cercano di fare, prima, un master e, poi, trovano lavoro all’estero, e l’Argentina ha ricevuto una quarta parte di questi, favorita adesso di una emigrazione specializzata. Quelli che restano in patria sono stati chiamati dal Ministro dell’Economia Padoa-Schioppa “i bamboccioni”, accusati di  accumulare lauree pur di non lasciare i genitori. Mentre illustrava davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato le agevolazioni sugli affitti per i giovani contenute in Finanziaria, ha detto: “Le misure a favore delle famiglie serviranno anche a mandare i ‘bamboccioni’ fuori di casa”. Bamboccioni, cioé? Quei giovani mammoni che adesso restano fino a età inverosimili in casa con i genitori. “Quelli che non crescono mai, non si sposano, non si rendono autonomi. È un’idea secondo me importante”. La risposta non si è fatta aspettare nei blog: come si fa a diventare autonomi con € 500.= al mese?

I politici italiani, tanto dello schieramento governativo, come quelli dell’opposizione sono contrari al mantenimento della cittadinanza per gli italiani all’estero, al di la,  come massimo, della seconda generazione dell’emigrato. Fra tanto non ho visto che le occupazioni d’immobili, i reati, ecc., siano state commesse dai discendenti degli italiani ritornati, ma sempre d’altra gente.      

 
Dott. Horacio Guillen


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